L’arte a Latera.
Una sfida ardua contro lo spopolamento di un piccolo borgo, che da grande vuole diventare un Museo a Cielo aperto
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Conosco molto bene Latera, in quanto mio babbo ci ha fatto il portalettere per quarant’anni. Mi ricordo che, da bambino, durante l’estate mi portava con lui e per me era una festa. Il momento più gradevole della giornata era quando si faceva il giro per la consegna della posta. Erano gli anni ’70 e mi ricordo che dietro ogni porta del borgo c’era una famiglia, un sorriso, un profumo di cucinato, un profumo di vita, era bello. Queste piccole sensazioni le ho rivissute in questi giorni quando ho iniziato a raccontare fotograficamente il progetto di street art messo in piedi dal Comune di Latera.
Entro nel borgo di mattina, il silenzio mi avvolge ed incontro Luigi Migliaccio, che trovo seduto nella panchina davanti alla chiesa. Gli artisti ancora devono iniziare il proprio lavoro e Luigi, che è anche un consigliere comunale, nell’attesa mi invita a fare un giro per il paese. Tutto come lo ricordavo, tranne che per quei profumi di vita. Qualcuno però ancora abita tra queste mura, e infatti sento delle voci che provengono da una piazzetta, un gruppetto di persone che si stanno salutando. Il commiato del gruppetto mi svela un murales dipinto su di una casa. Mi giro verso Luigi e insieme andiamo verso l’entrata del giardino dove era rimasto ad aspettarci il padrone di casa, Adelmo Chico. “Questo murales è una dedica che fece Don Vincenzo Sborchia di Marta quando persi mia moglie Anna, – mi dice Adelmo – e nel 2010 è stata fissata per sempre sul muro di casa con queste parole: Che senso ha la vita, oppressi da affanni non abbiamo neppure il tempo di soffermarci e osservare. Prendi tempo per guardare la bellezza, e vederla danzare”. Saluto Adelmo e corro verso i luoghi dove gli artisti hanno iniziato a lavorare ai murales.
In questa prima fase sono tre gli artisti coinvolti nel progetto di Latera The Art Farm e sono; Elisa Capdevila, pittrice spagnola di Barcellona. A vent’anni esce dall’accademia della città della Catalogna mettendosi subito in evidenza per la sua spigliata vocazione ai murales come forma comunicativa di relazioni sociali, intimità e vita quotidiana. Infatti il murale che ha realizzato a Latera ritrae Benedetta. “ Mi interessava scegliere come motivo per il murale il fiore di castagno – dice Elisa – insieme al ritratto di una giovane bambina di Latera, che simboleggia la nuova energia, i cambiamenti e il rinnovamento che il luogo attende.” Le opere di Elisa si trovano in Spagna, Islanda, Belgio, India e Messico. Mi sposto di poco e incontro Andrea Ranieri, in arte Emeid: nasce in Germania ma dal 1996 si trasferisce ad Ortona (CH), nel verde Abruzzo. Per Andrea la sua espressione artistica nasce da diversi fattori, come punti di vista, sensibilità, percorsi vissuti e da esperienze come questa di Latera. “La mia opera nasce dalla storie vissute – dice Andrea – e vivere per un certo aspetto la stessa esperienza visiva fatta non solo di ricordi, ma anche di racconti per le nuove generazioni. Le mani della collettività sono contaminate positivamente dal simbolo del cerchio, che rappresenta il Museo della Terra, dando alla popolazione un forte sentimento di unione e appartenenza”. Terzo ed ultimo artista è Mirko Loste Cavallotto, siciliano di Caltanisetta. Iperrealismo e simbologia diventano un meccanismo di riproduzione della realtà, dosati sapientemente dall’artista. “Una delle storie che mi ha colpito di Latera è senza dubbio quella che ha visto negli anni ’70 un gruppo di donne scendere in piazza e scioperare al posto dei mariti – dice Mirko – per evitare che venissero arrestati e perdessero il posto di lavoro. E così ho immaginato una Donna fiera e orgogliosa che indossa una corona di carta che gli cade sugli occhi per simboleggiare la responsabilità e l’onere che essa porta. Poi ci sono altri simboli, come l’orologio dal vetro rotto per fermare il tempo, la rosa rossa per denunciare la violenza contro le donne, la collana con un ciondolo di castagna dorata, per specificare la provenienza, e la mezza luna come scudo per proteggerla.”
I quattro giorni di fine settembre messi a disposizione per realizzare le opere sono state contraddistinti dalla variabilità del meteo. Un tempo che ha alternato pioggia e sole, ma che non ha scalfito per niente l’alacrità degli artisti, che hanno terminato nel tempo previsto. Il termine dei lavori è stato festeggiato degnamente con un pomeriggio all’insegna della cordialità, tra i tesori gastronomici della terra di Latera: marroni, vino ed olio. “Questa serata ha unito il progetto dell’Arsial di valorizzazione di prodotti locali con l’inaugurazione dei primi tre murales del progetto Borghi che il Comune di Latera si è aggiudicato da qualche anno – mi dice Massimiliano Capo, uno degli autori del progetto – queste prime tre opere aprono un modo nuovo di vedere Latera. Aprono connessioni che non si sarebbero messe in moto se non ci fosse stata questa possibilità. Gli stessi artisti sono dei vettori di visibilità internazionale e questo è un modo piacevole di sfidarsi ed innalzare la qualità della propria proposta.” Non a caso ho lasciato per ultimo le parole del Sindaco di Latera il Dott. Francesco Di Biagi, promotore di questo ambizioso progetto. “La realizzazione dei tre murales è solamente il primo passo verso il perfezionamento del progetto – mi dice il Sindaco – che avverrà nella prossima primavera con la realizzazione di ben cinque sculture che verranno esposte negli angoli più suggestivi del borgo. Perché vedi che tutte le decisioni sono delle scommesse. In ognuna di esse c’è una scelta, un calcolo delle probabilità, un rischio e una credenza. Pensare a Latera come un museo a cielo aperto non solo era inimmaginabile fino a poco tempo fa, ma anche una partita da vincere per una possibile rinascita del nostro borgo. Queste opere lasciano un’impronta indelebile anche della qualità e nella cura della scelta degli autori che con la loro abilità portano a Latera un valore aggiunto. Infine, un ringraziamento importante va ai proprietari degli immobili senza la loro disponibilità tutto ciò non sarebbe stato possibile”.
Eccola la Tuscia che mi piace, che mi sorprende. Quella che lavora con intelligenza e modernità. Quella che guarda al futuro prossimo con più ottimismo senza abbandonare le tradizioni e la propria cultura.
Qui sotto tutte le immagini del Racconto.
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