Mario e le Macchine Parlanti

Veri incantesimi meccanici, con il fascino e la magia di antichi organetti fino all’arrivo del jukebox. Questa Mostra molto particolare si trova a Celleno realizzato da Mario Valentini, ed ecco la storia.

 

 

Detto e scritto in questo modo, la Mostra permanente delle Macchine parlati può generare due cose. La prima, curiosità, la seconda, un po’ di timore, pensando a mostri di altri tempi. Personalmente, le “macchine parlanti” mi hanno incuriosito subito pensando a tutto quello che di meccanico può trasformarsi in voce. Infatti, in una mattina piovosa di fine aprile con la mia auto m’avvio per la Teverina, precisamente Celleno, dove mi aspetta Mario Valentini. Mario era un dipendente della municipale Atac, pendolare come tanti dalla Tuscia alla capitale. E così inizia la sua prima grande avventura nel mondo del collezionismo. Siamo negli anni ’70 e in poco tempo raccoglie la bellezza di ben 5000 pezzi tra libri e stampe antiche.

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“Devo dirti, un vero e proprio tesoro – mi dice Mario sull’uscio di casa – ho donato tutto al Comune di Soriano nel Cimino, circa 3000 volumi di storia locale e 1600 stampe antiche.” Per questo bellissimo gesto il Consiglio Comunale ha premiato Mario Valentini conferendogli la Cittadinanza Onoraria, menzionando che “la donazione Valentini, è una collezione unica consistente in un notevole quantitativo di carte geografiche antiche, stampe e libri, è ospitata come fondo unico e indivisibile presso le scuderie del Palazzo Chigi Albani nei locali denominati Centro Documentale Tusciae Res. La collezione costituisce un monumento alla storia, alla vita, alla cultura del territorio della Tuscia. Questa localizzazione per il fondo Valentini è stata individuata all’interno di un più ampio progetto di polo espositivo delle emergenze culturali, archeologiche e artistiche del territorio. Al di là del valore dei singoli pezzi la collezione è un unicum di per sé prezioso e costituisce un monumento alla storia alla vita e alla cultura del territorio della provincia”. Dopo questo evento sembra tutto finito, invece Mario inizia una nuova avventura. “Complice di tutto fu la rivista Reader’s Digest – mi dice Mario – quando lessi e trovai la prima esposizione delle macchine della musica.” Per chi non lo sapesse la Reader’s Digest, per l’epoca, era un vero e proprio motore di ricerca cartaceo, nato nel 1922 in America e importato nel 1948 in Italia da Mondadori. “Selezione dal Reader’s Digest” ha contribuito nell’arco di quattro decadi ad avvicinare molte persone alla lettura e ad amarla.

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Entro all’interno della Mostra delle Macchine parlanti, che in questo momento è collocata all’interno della sua abitazione nel centro di Celleno. “Questi sono i miei gioielli – mi dice Mario, con gli occhi che gli sorridono – il mio è un percorso musicale che si è ampliato e arricchito con il passare degli anni con una ricerca accurata fatta sia in Italia che all’estero.” Ed ora inizia la musica, quella vera: si parte dalla Serinette settecentesca al fonografo di Edison, fino al jukebox degli anni ‘50. Sembro un bambino in gita turistica: gli occhi che mi vanno dai fonografi ai grammofoni per passare gli organetti, alla radio alla voce del padrone. Sono circa 170 pezzi tutti funzionanti e ben tenuti. “Non ho difficoltà ad ammettere che la mia è come un’attrazione fatale – continua a dirmi Mario – per tutto quello che è antico e al bello.” Qual è il pezzo a cui tieni di più? Mi risponde immediatamente e senza esitare, il “Violano”. “Ti spiego: è un congegno meccanico senza l’ausilio dell’uomo per far suonare insieme un violino ed un piano.” Fantastico, gli dico, ma all’altra domanda, ovvero la futura ubicazione di questa Mostra permanente, Mario non risponde. Credo che le istituzioni, Provincia e Comune non si possano lasciarsi sfuggire questa grossa opportunità. La Mostra permanente delle Macchine Parlanti potrebbe essere un brand a cui affiancare un progetto di sviluppo, nel solco di quello già avviato per il Borgo Fantasma. Un progetto che dia lustro a questo patrimonio, tramite una locazione adeguata (basti pensare che in Italia esistono 4 Violano), e una comunicazione efficace per dare risalto alla Mostra, e per onorare chi ha speso tempo e denaro per far sì che questi oggetti avessero una seconda vita.

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