L’altra settimana, un amico ed io ci siamo concessi un breve “esilio” in Val d’Orcia. Complice la voglia di staccare e l’idea di berci una birra in tranquillità nella vicina Pienza, ci aspettavamo una gita rilassante, quasi contemplativa. Quello che abbiamo trovato, invece, è stato ben diverso: veri e propri “sciami” di persone, provenienti da ogni angolo del mondo, riversati sui campi. Tutti lì, con macchine fotografiche e smartphone, a cogliere il tramonto toscano tra paglia, rotoloni e qualche cipresso iconico.
Niente da dire, il territorio è di una bellezza disarmante, poetica. Ma la cosa che colpisce, e che fa riflettere amaramente, è come sia valorizzato. Non è solo la natura, è l’abilità di chi amministra e di chi lavora in quella zona che ha saputo trasformare un paesaggio in un’esperienza globale, quasi un rito.
Il Paradosso della Contiguità
Ed è qui che nasce il paradosso, quasi beffardo, che non posso fare a meno di sottolineare: la Val d’Orcia, questo esempio di successo turistico mondiale, confina con la Tuscia. E sapete una cosa? Anche da noi, quei tramonti avvolti nella luce dorata, con i rotoloni di paglia e qualche cipresso solitario che si staglia all’orizzonte, li abbiamo. Anzi, permettetemi di dire, i nostri sono oggettivamente i più belli, con sfumature e panorami che non hanno nulla da invidiare.
Allora, la domanda sorge spontanea: cosa ci manca per sviluppare un’idea sana e consapevole sulla valorizzazione del nostro territorio? Possediamo un patrimonio storico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico di inestimabile valore. Eppure, spesso, non riusciamo a capitalizzarlo come meriterebbe.
L’Educazione dell’Accoglienza: Più di un Semplice Saluto
Girando e vivendo la nostra Tuscia, mi sono accorto in più occasioni che il vero scoglio non è la bellezza intrinseca, ma qualcosa di più profondo: manca quella che io chiamo “l’educazione dell’accoglienza”.
Essere educati con chi viene nel tuo hotel, B&B, ristorante o bar non significa semplicemente dire “buongiorno” o “buonasera”. Significa dare un valore aggiunto a quello che fai per il turista, significa curare il “come lo fai”, ed essere in grado di mantenere quella modalità alta e attenta “on travel“, dall’arrivo alla partenza, in ogni interazione. È la capacità di anticipare le esigenze, di consigliare con passione, di far sentire il visitatore non solo un cliente, ma un ospite gradito che sta per scoprire un tesoro.
Conoscere per valorizzare: La Prima Lezione
La vera bellezza dell’accoglienza, in fondo, sta nel far conoscere il nostro territorio a chi viene per la prima volta a trovarci. Ma credo che, prima ancora di proporci al mondo, dobbiamo imparare a conoscerlo noi stessi. Noi che ci viviamo ogni giorno, noi che siamo custodi di questa terra, dobbiamo essere i primi a riscoprire le nostre bellezze nascoste, le nostre storie, i nostri prodotti tipici. Solo così potremo trasmettere l’autenticità e la passione che faranno la differenza.
Perché sì, i tramonti… i nostri sono indiscutibilmente i più belli. Ora sta a noi, operatori, amministratori e cittadini, imparare a raccontarli e ad accogliere chi li viene a cercare con la stessa cura e attenzione con cui la Val d’Orcia ha saputo elevare i suoi a fenomeno globale. La Tuscia ha un potenziale immenso; è tempo di sbloccarlo con consapevolezza e con la giusta educazione all’accoglienza.

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