Il paese dentro la città, la Carovana Narrante e il Palio delle Botti

Il paese dentro la città, un racconto di volti, gesti, tradizioni di un pezzo di storia in uno dei quartieri di Viterbo dove ancora si respira l’aria di casa. Una giornata speciale insieme alla Carovana Narrante la mattina, e nel pomeriggio con il Palio delle Botti. Un un luogo magico dove ancora esistono persone con cui parlare, comunicare, come se ci fosse davvero un altro paese dentro la città, e come mi ricorda Giovannone qui a Pianoscarano “n’antro monno adè!“

Il racconto fotografico con circa 120 immagini lo trovi in fondo dopo aver letto tutto l’articolo

Sento solo i miei passi sui sampietrini appena passo Porta del Carmine, il confine tra Viterbo e il paese dentro la città. Gli ambulanti con le loro mercanzie, giunti da ogni dove, stanno lentamente preparando i banchi sulla via che di lì a qualche ora si popolerà di gente. Sono a Pianoscarano, uno dei più antichi quartieri della città di Viterbo, confinante con il più famoso e blasonato Quartiere San Pellegrino. Sono qui per raccontare una giornata di festa, di storie, di canti, di vino e di bótti.

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Incontro subito nonno Gabriele, 92 primavere passate, ma sempre in carreggiata a dare consigli ai più giovani: ha la maglietta rossa dell’organizzazione quindi sa dirmi dove posso trovare il resto della Carovana Narrante con a capo il trascinatore Emiliano Macchioni, che vedo indaffarato per gli ultimi accorgimenti. Tra poco dovrà partire con il gruppo che lo vedrà come narratore di storie in un viaggio dell’anima per vicoli, cantine, fontane, frantoi e botteghe artigiane alla riscoperta della cultura popolare con artisti, poeti e musicisti, a vivere il rito della colazione in cantina e il pranzo rustico dal “Fiscolaro”, il tutto rallegrato dalle musiche di Roberto Pecci.

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Mi allontano un attimo per dare spazio alla preparazione di questo evento e giungo alla piazza della Fontana del Piano, fulcro e metronomo naturale della vita di questo paese dentro la città, dove incontro due amici fotografi, Antonella e Ludovico, e un signore del posto, Mario. A questi domando come visitare la Cripta della Chiesa di Sant’Andrea, una delle più antiche del paese dentro la città, perché l’ho trovata sempre chiusa. Mario senza esitazione, e come mi conoscesse da sempre, mi dice “andiamo, ho io le chiavi, ti mostro la cripta”. Ecco cosa significa il paese dentro la città, cordialità, ospitalità, disponibilità e gentilezza. Mario s’incammina subito a passo veloce verso la chiesa. La via è ancora deserta e assolata dalla luce mattutina, e inizio a scattare una serie d’immagini con Mario al centro della strada in un bellissimo controluce, senza nessun altro elemento di disturbo. Entriamo tutti in chiesa e poi Mario ci accompagna nel piano sottostante l’altare, dove troviamo una bellissima cripta e dov’è custodita una mostra molto interessante sulla Sindone. Saluto Mario dandoci appuntamento a più tardi alla festa dell’Uva che di lì a poco inizierà.

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E si comincia a raccontare con Valerio Celestini, il vignaiolo custode della memoria locale del paese dentro la città, il figlio Giovannone, genius loci della cantina in Via dei Vecchi, Gabriele Cutigni, il nonno che ho incontrato appena messo piede a Pianoscarano, la zia Liliana con le sue fettuccine fatte come una volta. Poi arrivano gli interpreti itineranti, linfa di questo racconto di un popolo: Ivo Valentini il fine dicitore che declama Emilio Maggini sull’uscio della sua storica casa, e i versi di Mecarini fra le botti del Palio. Arriva Fra Lino, in arte Realino Dominici, il frate poeta che versa il mosto di vino agli invitati con il tipico quartarone, accompagnato dalle atmosfere musicali create dal maestro Roberto Pecci. Una carovana che sposta il racconto verso il vicino Quartiere San Pellegrino con Giovannone e le ceramiche nella bottega di Daniela Lai. E prima del pranzo campestre si ricordano anche i magni spiriti, grandi anime di questo popolo, con uomini che hanno lasciato un segno indelebile su queste pietre: il commendatore Alberto Ciorba, il barbiere poeta Edilio Mecarini e il poeta contadino Emilio Maggini. Emilio Macchioni, trascinatore di questa Carovana ringrazia chi lo ha aiutato in questo meraviglioso viaggio nella memoria di un popolo; da Paolo Mattioli, Remigio Ciorba, Enzo Maggini e tutti quelli che hanno collaborato. E qui termina la prima parte di questa lunghissima giornata nel paese dentro la città. Siamo nel pomeriggio, e la Piazza della Fontana del piano è stracolma di gente arrivata da ogni parte della città fuori le mura. E la folla subito si divide in due, tra chi si è messo ai bordi della salita di Via di Pianoscarano per godersi lo spettacolo del Palio delle Botti e chi invece ha preferito fare la lunga fila per appagare i sensi del palato con delle buonissime pizzette fritte preparate per l’occasione dal gruppo delle donne del comitato festeggiamenti, che già nei giorni precedenti avevano dato vita a delle serate con un menù ricco di piatti tradizionali: dall’acquacotta, ai fagioli con finocchietto, zuppa di funghi e coratella.

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Ed ecco l’apoteosi, il Palio delle Botti, giunto alla sua 44esima edizione e dedicato alla memoria di Oliviero Bruni, Alberto Ciorba, Gioacchino e Raffaella Baggiani e Giancarlo Sabatini. Il pubblico sente la gara come i “bottaroli”, e per la prima volta al palio ci sono anche i portatori di barelle e “bigonzi”. Parte la gara, l’afa di questo settembre che sembra agosto si fa sentire sulle gambe dei partecipanti che faticano sulla salita di Via di Pianoscarano che diventa subito campo di battaglia quando le botti incontrollate saltano sull’antico basolato a destra e a sinistra, facendo oscillare anche il pubblico posto ai margini. Alla fine vince Stefano Corso, della contrada di Porta Fiorita, al secondo posto paolo Mattioli, Presidente del comitato alla sua prima gara con la contrada San Carlo, ed infine al terzo posto Antonello Verga della contrada Scotolatori. Come tutte le gare che si rispettino premiazione finale con foto di rito con le autorità che sono intervenute all’evento davanti alla fontana che butta vino. Una giornata speciale in un luogo magico dove ancora esistono persone con cui parlare, comunicare, come se ci fosse davvero un altro paese dentro la città, e come mi ricorda Giovannone qui a Pianoscarano “ n’antro monno adè!“

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