Una delle più caratteriste Processioni del Venerdì Santo nella Tuscia è indubbiamente quella che si svolge a Tuscania, dove i Penitenti scalzi insieme a dei simboli della passione, come croci e pesanti catene, che con il loro rumore aspro annunciano la morte di Cristo.
Quel rumore aspro di ferro e sampietrino che rompe il silenzio per le vie del centro storico di Tuscania nella notte del Venerdì Santo. Quell’informale desiderio che si tramanda di padre in figlio che spinge questi ragazzi, più o meno giovani, a soffrire per qualche ora nel trascinare, a piedi nudi con dei ferri legate alla caviglia, le pesanti catane in segno di devozione verso la Madonna Addolorata e il Cristo morto e disteso ai suoi piedi.
Arrivo a Tuscania appena buio, e il centro storico della città è ancora illuminato dai bellissimi e vecchi lampioni che spandono una luce gialla sul tufo delle case, avvolgendo questa storia di una energia particolare. Il brusio delle giovani voci si sente mentre ci si avvicina alla Piazza del Comune, dove si sono dati appuntamento per la vestizione e per il rito del bendaggio della caviglia, che viene fatto per reprimere il dolore che sicuramente sentiranno durante tutto il tragitto, in quanto le catene sono molto pesanti.
La statua della Madonna Addolorata con ai piedi Cristo morto, portata da decine di araldi, viene fatta uscire dalla chiesa di San Giovanni e posizionata in modo tale che tutti i penitenti devono passargli davanti e inginocchiarsi in segno di devozione. Il corteo parte e si snoda per i saliscendi del centro storico di Tuscania, seguono il corteo le donne pie velate a lutto, la banda cittadina e le autorità civili e militari. La gente si è posta ai lati delle vie e piazze creando questo cordone umano per tutto il percorso. Mi fermo un attimo e scambio due parole con due signori di Tuscania che mi raccontano che quando erano adolescenti facevano a gara ad andare a prendere i vestiti per poi partecipare alla processione, e che tante croci che ancora vengono portate in corteo le hanno costruite loro stessi per colmare una carenza di materiale. Il rumore delle catene scuote e rimbomba lungo il percorso affollato di persone, forse non tutte credenti, ma indubbiamente questo momento, certamente anche folcloristico, suscita in chi assiste una riflessione più profonda nel proprio animo, liberandolo dalle proprie catene. Il corteo è giunto al termine: i partecipanti, tutti radunati davanti alla chiesa di San Giovanni, danno l’ultimo saluto alla statua Madonna Addolorata e al Cristo morto che rientra dentro la chiesa, portata dagli araldi, chiudendo così un’intensa manifestazione di devozione e rispetto della tradizione che fa della processione di Tuscania una delle più autentiche e singolari della Tuscia.
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