Camminare sull’antica Via Amerina è come ritornare indietro nel tempo. Insieme all’ Abbazia Cistercense di Santa Maria in Falleri, diventano i siti archeologici più importanti nell’agro falisco di Fabrica di Roma.
Ogni volta che cammino su questi ciottoli di basolato affusolati dal tempo e dal calpestio millenario di persone penso che, forse, scappavano lontano dalla grande città per trovare un punto fermo e tranquillità nella campagna rurale. Oppure penso a mercanti, con mercanzie più o meno ricche, o a soldati che raggiungevano destinazioni da salvare o da conquistare. Ecco, questo significa passare ancora sulla Via Amerina, che è rimasta intatta e conserva la propria identità nei tratti recuperati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale e da volontari della zona organizzati in gruppi archeologici. Questa strada un tempo collegava il nord dell’antica Roma con l’Umbria, sino ad arrivare a Perugia. Lungo il suo tragitto attraversava la Tuscia nella direzione di Nepi per proseguire verso l’attuale Amelia, da cui prende il nome.
I due luoghi che oggi racconto si trovano nel comune di Fabrica di Roma e non sono vicini tra di loro, ma uno è legato all’altro con un filo rosso che coniuga storia e amore del territorio. Il piccolo sentiero mi porta fin sotto la porta di Giove, uno dei nove accessi all’antica città di Falerii Novi. Imponente e austera, dava sicuramente sicurezza a chi vi entrava, ed è questo che ho percepito attraversandola, gustando l’ombra dei pini marini, che conducono fino al portale dell’Abbazia Cistercense di Santa Maria in Falleri. Si tratta di un gioiello del 1100 incastonato all’interno delle mura che difendevano la città fondata dai sopravvissuti di Falerii, distrutta dai Romani nel 241 a.C. – l’attuale Civita Castellana. I resti delle mura affiorano come dorsi di balena dal mare, e oggi fanno da cornice ai campi non lavorati all’interno del parco archeologico, una volta sicuramente ricchi di grano, pronti a sfamare l’intera città. Luoghi con una sensazione unica che si trova attraversando questo territorio ancora intatto e vero, che mantiene la propria identità. Sta a noi conservarlo integro: è un debito morale verso le generazioni future. ® Riproduzione Vietata
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