A mani nude
Marco Andolfi porta avanti una tradizione centenaria nella lavorazione del cotto in una tra le più antiche fornaci vetriolesi. Il piccolo borgo di Vetriolo si trova nella Tuscia, proprio di fronte a Civita di Bagnoregio – entrambe sono frazioni del comune di Bagnoregio.
Il territorio è stato sempre generoso con chi ha saputo rispettarlo, tant’è che già dalla fine del 1500 estraevano il solfato di rame (da cui il nome di Vetriolo) e l’argilla per la produzione di laterizi, questa addirittura fin dall’epoca romana.
La passione di Marco per questo lavoro si percepisce entrando nella bottega-fornace. Una passione fatta di gesti, momenti e attese. I gesti, le mani che accarezzano l’argilla che prende forma, una forma che sembra ripetersi in serie di mattoni sempre uguali a sé stessi, ma se si osserva bene ogni mattone ha le sue particolarità, in un’infinita varietà di forme. La cottura, come vuole la tradizione, è fatta nel tipico forno a pozzo, dove dopo la prima asciugatura ogni pezzo viene collocato al suo interno fino al riempire l’intera cavità.
Una produzione cadenzata dalle stagioni, poiché questo procedimento può durare diversi mesi. In seguito si accende il fuoco, che deve essere costituito da legna secca e asciutta che dovrà raggiungere i mille gradi per tre giorni e tre notti. La disposizione dei mattoni nel forno e l’esperienza dell’addetto al focolare sono elementi fondamentali per avere un prodotto finale di alta qualità. Nei suoi rituali, è un lavoro antico, lontano, dov’è l’uomo che nella sua nudità primordiale crea e manipola, senza l’ausilio della tecnologia, la terra, un lavoro in cui tutto è realizzato a mani nude.