“Quel gran genio del mio amico / con le mani sporche d’olio / capirebbe molto meglio / meglio certo di buttare. / Riparare.” Ecco, inizio così, con le parole del grande Mogol, musicate e cantate da quel mito di Lucio Battisti, per presentare un personaggio conosciuto per caso, ma che mi ha colpito subito per la sua semplicità e per la precisione che adotta nel suo lavoro.
Entrando nella bottega di Franco Capocchi ho avuto un flashback che mi ha riportato indietro nel tempo, collegandomi con ricordi bellissimi del periodo più spensierato della mia vita.
Come i tanti mestieri che la filosofia imperante del “compra-usa-getta” sta facendo scomparire, anche quello di Franco ha un sapore antico. Quando si ha abbastanza fortuna da trovare queste isole sperdute ti fermi, rallenti e ritorni per un attimo bambino. Noi attuali sessantenni, credo che, da questo punto di vista, abbiamo vissuto un’infanzia felice: i nostri amici erano meccanici, falegnami, fabbri e calzolai, che raggiungevamo nelle loro botteghe col nostro fabbisogno quotidiano di danni da riparare, come forature per bici, vetri rotti di finestre, porte e scarpe sfondate.
Queste riflessioni vengono interrotte dall’arrivo nella bottega di un cliente che ha con sé una motosega che non funziona. Franco non dà tempo al cliente di spiegare il problema che l’ha già riparata. E così per un altro paio di volte, e le parole di Mogol sono quanto più pertinenti: “capirebbe molto meglio, meglio certo di buttare: riparare”. Franco ha tanta passione per questo mestiere che svolge dal 1983; una passione trasmessa dal babbo Alvaro, quella di riparare motoseghe, decespugliatori e piccoli attrezzi da giardino che troviamo sistemati e allineati nella piccola bottega di Acquapendente, dove il tempo sembra che si sia fermato, anche perché senza ricordi non avremmo un passato.
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