Tutto inizia scendendo le scale in Piazza della Libertà, proprio davanti alla Basilica di Santa Maria Assunta. Consapevole di quello che sto per fare, le discendo con tranquillità, voltandomi indietro un attimo prima di scomparire nella profondità dell’antica terra di Orte, come a voler serbare un ricordo della luce che sto per abbandonare momentaneamente. Io, che non entro neanche nell’ascensore, ora mi calo nel buio; la sola certezza che ho è Irene, l’esperta guida che mi farà conoscere questa parte di Tuscia.
Orte Sotterranea è un intreccio di cunicoli, cisterne e pozzi che raccontano una storia che risale fino agli Etruschi, il popolo dell’antica Tuscia. L’acqua è l’elemento conduttore di questo monumento underground. Acqua, elemento indispensabile a sostegno della vita per ogni generazione. Preziosa, quanto rara, raffinata, quanto prodigiosa. Irene mi fa notare subito una cosa molto curiosa: le lastre di travertino che fanno da cornice alla Fontana Ipogea sono così tanto consumate da formare un piccolo scalino, che ha preso la forma del fondo delle brocche, che per molti secoli la gente ha appoggiato lì per riempirle. Questa fontana molto probabilmente è stata usata come cisterna in età augustea, ed anche come punto finale del primitivo acquedotto.
Entriamo nel cunicolo principale, lungo circa 280 metri, dove una volta scorreva l’acqua che andava a fornire le fontane poste nel borgo. Continuo a guardarmi dietro; sono entrato in questo ventre timoroso, indeciso, ma le mie irragionevoli paure si dissolvono all’arrivo, nella prima cisterna, posta sotto Piazza Fratini, dove s’incontrano diversi cunicoli. Qui troviamo dell’acqua raccolta negli ultimi giorni di pioggia, ed anche una vecchia testimonianza di graffiti incisi sull’intonaco, reminiscenze carcerarie, di un certo Alcide che nella fine dell’800 forse vi ha trascorso una quindicina di giorni al fresco.
Il percorso continua salendo in superfice, e attraversando il centro storico di Orte noto dei segni sulla strada: non sono altro che i confini delle sette contrade che ne conformano la storia medievale e che sono rievocate con la bellissima Ottava Medievale, una manifestazione che si svolge da fine agosto a metà settembre – ma questa è un’altra storia.
Con Irene rientriamo nel sottosuolo, ma prima mi soffermo a guardare la valle del Tevere, il fiume sacro ai romani, che costeggia il tufo della Tuscia prima di raggiungere Roma. Siamo nella zona di una colombaia rupestre, testimonianza di un ricco allevamento di pennuti in epoca romana. Il centro storico di Orte è un intreccio di vie, una volta ricche di botteghe artigiane, vero centro pulsante della vita economica della città.
Siamo quasi alla fine di questo viaggio nel sottosuolo di Orte con la visita all’Ipogeo del Vascellaro e con il Pozzo di Neve. Quest’ultimo veniva usato come un “frigorifero”: la neve, trasportata a blocchi compatti dai Monti Cimini, veniva depositata all’interno della struttura che ne garantiva la refrigerazione per un lungo tempo. Un viaggio davvero singolare dove si vede la mano dell’uomo, in ere diverse e in modi diversi, ma con un unico filo conduttore, che era quello della sopravvivenza e che vedeva l’elemento dell’acqua al centro della vita stessa.
Un viaggio che consiglio a tutti, anche per ritrovare sé stessi, nel labirinto di Orte Sotterranea. Un ringraziamento a Irene, bravissima guida volontaria e futura archeologa, e a Giancarlo Pastura, direttore scientifico, che mi ha dato la possibilità di visitare questo luogo della Tuscia assolutamente da vivere.
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