Potrei intitolare questo breve racconto “I misteri della Tuscia”: trabalzo alla vista del grosso masso di pietra lavica dov’è nascosto il piccolo e bellissimo Tempio di Demetra, per me simile come fattezze alla Piramide Etrusca che si trova nei boschi di Bomarzo. Andiamo per gradi. Parto con un cielo terso (come piace a me), direzione Vetralla, per raggiungere la località Pietrara.
Il giorno prima avevo chiesto informazioni chiamando la Pro Loco di Vetralla. Mi aveva risposto una voce giovane e preparata, dicendomi che il sito è di libero accesso, come raggiungerlo e dove parcheggiare. Bene! Proseguo a piedi dopo aver lasciato la mia auto vicino ad uno spiazzo. Nel primo tratto il sentiero costeggia delle abitazioni e degli orti, poi si fa grezzo ma con una base molto calpestata, che evidenzia il passaggio frequente di persone. Le segnalazioni del CAI sono presenti e ben visibili e rincuorano il camminatore nel suo viaggio.
Dopo una breve discesa incastonata nel tufo appare questo grosso masso di pietra lavica che mi ricorda a primo impatto la Piramide Etrusca di Bomarzo. Nel vederlo ho una sensazione strana collegando il luogo – bosco, pietra lavica – alla piramide – tempio, venerazione. Tuttavia, questa libera associazione della mia mente viene messa in dubbio dalla constatazione che il sito in questione ha un nome, una classificazione e che sono stati trovati dei reperti che testimoniano la loro provenienza, mentre invece la Piramide Etrusca è avvolta nel totale mistero. Certo è che quel legame tra i due manufatti mi resta addosso durante tutta la visita.
Il piccolo tempio etrusco-romano si trova incuneato all’interno di un’incrinatura del grosso masso lavico, che dà l’impressione di essere un genitore che protegge il proprio piccolo. Per entrare in questa cavità occorre abbassarsi e ci si trova subito davanti il tempio. La roccia spinge alle spalle del visitatore, il cui occhio corre naturalmente verso l’interno della grotta.
Inizio a scattare, ma non c’è tanto spazio e le inquadrature possibili sono poche; tuttavia, mi aiuto con la mia lampada per ricavare una buona tridimensionalità del piccolo manufatto. Come sempre sono solo, e vi giuro che il silenzio lì dentro, in quel piccolo antro dove più di duemila anni fa passava gente implorando e pregando per una vita migliore, questo silenzio si amplifica nell’atmosfera ancora più surreale e magica, facendomi vivere un’esperienza bellissima.
Esco dal ventre del masso, il sole lo illumina di quinta dandogli un taglio netto tra luce e ombra, esaltandone ancora di più le dimensioni. Riprendo il sentiero per raggiungere la mia auto, e nel camminare tra il tufo il pensiero ritorna per un attimo a quante cose belle possiamo ammirare in questo nostro territorio. Aggiungo, per chi non è a conoscenza, che la copia identica del Tempio della dea della fertilità Demetra, per gli antichi Greci, o Vei, per gli Etruschi, o Cerere per i Romani, è stata ricostruita in scala e si trova presso il Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo, dove è custodita anche la statuetta della Dea e la testa di sua figlia Persefone, oltre ad altri manufatti in terracotta ritrovati intatti durante lo scavo di questo meraviglioso tesoro che si trova nella Tuscia.
Racconto molto bello. Bravo!
Grazie Giovanni continua a seguire Tuscia Fotografia per altro racconti. Maurizio