Ormai sono passati circa otto anni da quando andai per la prima volta a Bagnaia per realizzare un racconto fotografico dedicato alla Festa del Sacro Fuoco di Sant’Antonio Abate che si celebra il 17 gennaio.
Raggiunsi Bagnaia nel tardo pomeriggio, quando i parcheggi erano già pieni, e trovai posto solamente a un chilometro dal centro della Festa. Il fumo si vedeva e si sentiva da lontano, camminando quasi al buio. Il suo odore si faceva più forte ed intenso man mano che mi avvicinavo alla piazza. Il Comitato del Sacro Fuoco aveva da poco acceso l’enorme catasta di legna alta circa sei metri e larga trenta, detto anche “focarone”.
Il fumo invadeva tutta la strada, in quanto il vento era girato verso Viterbo. Appena giunto in Piazza XX Settembre, fulcro della festa, mi bastò attraversarla per raggiungere la chiesa dedicata al Santo. Da lì era suggestiva anche la scenografia circostante, con in fondo la Torre e l’antica Porta del borgo, e al centro, con intorno la folla, la grande catasta di legna che, per ora, fumava solo, come un vulcano in attesa di eruttare.
Per questo m’incamminai verso il borgo, dato che il vento era sfavorevole e il fuoco quindi ne aveva ancora per parecchio prima d’infiammare la massa di legna pronta ad ardere. Entrando tra le viuzze antiche di Bagnaia iniziai a scattare qualche foto, ma fui subito interrotto dall’odore acre del fumo, aiutato dal cambio di direzione del vento che si era incanalato tra i vicoli invadendoli in un attimo. Giuro che da quanto fumo c’era non riuscivo a vedere dove mettevo i piedi, anche per gli occhi irritati dalla densità della nebbia che si era creata.
Riuscii a raggiungere di nuovo la piazza, mi asciugai gli occhi e iniziai a scattare, dato che le fiamme ormai lambivano per intero la grande catasta di legna, impossibile ora da avvicinare per il calore. Il Sacro Fuoco dedicato a Sant’Antonio Abate aveva preso vita, la sua fiamma ardeva e si innalzava alta illuminando la notte nera di Bagnaia. Il vulcano adesso era nella sua massima espressione, i suoi lapilli non incutevano paura alle tante persone assiepate intorno alla piazza per vedere lo spettacolo.
Uno spettacolo che si ripete ogni anno, da molti anni, realizzato dal Comitato del Sacro Fuoco composto di donne e uomini di Bagnaia, che con tenacia e devozione mantengono viva una tradizione davvero unica. Le mie immagini sono dedicate a tutte queste persone che sono presenti, anche se non si vedono, a tutti coloro che nel proprio piccolo borgo si danno da fare per mantenerne vivo il folclore popolare, vanto della Tuscia, che, per via di questa maledetta pandemia, ancora non è possibile vivere pienamente, insieme. Concludo con la speranza che questo racconto, al passato remoto, torni ad essere scritto al presente.
Lascia un commento