Il lago di Bolsena come casa sua, di cui conosce ogni angolo, ogni profondità.
La passione per il suo lavoro e per il luogo compensa ogni alzataccia, la mattina presto, quando i primi raggi di sole sfiorano a malapena l’acqua piatta, che rende tutto il bacino un grande specchio nel quale il mondo intorno si riflette, nuvole comprese.
È solo in mezzo al niente, che per lui è un tutto.
Da lontano vedi la barca che sembra essere vuota, la forma triangolare alta a poppa con le “sponne” (così vengono chiamate le fiancate) che vanno a chiudere a prua un po’ più basse e che fanno comparire il pescatore curvo sulle reti, per poi scomparire di nuovo quando questa si gira su se stessa.
Sembra una danza antica, com’antica è la barca (plausibile il suo utilizzo da parte degli Etruschi), e com’antico è il lavoro del pescatore.
Un lavoro silenzioso, scorbutico per certi versi, ma umile, in un luogo la cui ampiezza rende l’uomo piccolo e la natura grande, giù fino agli abissi cavernosi del lago di Bolsena.
Lascia un commento